Anche nel 2015 l’Inpdap, confluito nel 2012 nell’Inps, prevede per i suoi iscritti l’opportunità di poter beneficiare di un prestito personale che, a differenza di altri, non sarà caratterizzato dal pagamento di rate mensili attraverso bollettini postali, ma da una trattenuta direttamente sulla pensione o sullo stipendio, in caso di dipendenti pubblici. Il soggetto, beneficiario del finanziamento, non dovrà dare peso alle scadenze e alle date di pagamento: sarà l’ente di previdenza a rimborsare la banca secondo quanto stabilito durante la stipula del contratto.
Una delle tipologie di finanziamento offerte dall’Inpdap presenta come metodologia di rimborso la cessione del quinto che si avvale di tassi agevolati che risultano inferiori rispetto ai tassi di interesse applicati sul mercato. Il contratto presenta una durata che parte da due anni sino ad arrivare ad un massimo di 10: è possibile ottenere importi superiori anche a 40.000 euro, ma il calcolo dipenderà dall’ammontare della pensione dalla durata del prestito o dallo stipendio in caso si tratti di dipendenti ancora in servizio. Il pensionato sarà, inoltre, tenuto a stipulare obbligatoriamente l’assicurazione rischio vita che andrà a tutelare figli ed eredi in caso di morte prematura.
La documentazione richiesta per accedere alla cessione del quinto dell’Inpdap sarà diversa a seconda che si tratti di lavoratori o pensionati: è opportuno presentare, in base ai casi, lo stato di servizio e la dichiarazione della busta paga; l’ultima busta paga o cedolino della pensione; il documento d’identità in corso di validità e i documenti che certificano le particolari agevolazioni Inpdap per il credito al consumo.
Con la cessione del quinto il rischio di insolvenza non esiste, in quanto a fungere da garante è proprio l’ente di previdenza. Si potrebbe parlare di sospensione del prestito solo nel caso in cui il pensionato muoia prematuramente, ma in questo caso le rate restanti del debito verrebbero coperte dall’assicurazione rischio vita, obbligatoria per legge e firmata all’atto della stipula del contratto.
Per avere diritto al finanziamento, caratterizzato da una rata mensile pari a 1/5 dello stipendio o delle pensione che viene trattenuta in automatico nella retribuzione, bisogna essere necessariamente iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali e dunque essere titolari di una pensione Inpdap di Anzianità, di Vecchiaia o di Reversibilità. Ad occuparsi di dare il suo consenso al finanziamento attraverso la dichiarazione di quota cedibile sarà proprio l’Inpdap.
L’ente di previdenza deve verificare, infatti, che al netto della trattenuta di un quinto della pensione il pensionato possa comunque vivere in maniera serena ed accettabile con la quota restante della pensione (4/5). Non possono essere cedute, dunque, pensioni il cui ammontare netto mensile è minore di 530 euro.
Con la cessione del quinto Inpdap il soggetto richiedente beneficia anche di un tasso di interesse agevolato per la restituzione del capitale. Si tratta di facilitazioni legate alle convenzioni stipulate tra l’ente previdenziale e i vari istituti bancari. Prestiitalia, ad esempio, per un contratto di durata massima di 10 anni prevede per un prestito personale con cessione del quinto un tasso di interesse del 9,89% per dipendenti e del 10,78 per pensionati dai 65 e gli 80 anni.
Stessa situazione per Deutsche Bank. Banca Popolare, invece, sempre per la stessa durata di contratto, presenta un tasso di interesse pari a 8,40% mentre per pensionati da 65 a 80 anni il tasso è di 8,25%.
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